BOLEROeuropa
BOLEROeuropa
Studio sul Bolero di Ravel
a cura di Gianluca Riggi e Valerio Gatto Bonanni
in collaborazione con Riccardo Cananiello
con Riccardo Cananiello, Mohamed Kamara, Boutros Popos Geras, Daouta Traorè
Il Bolero è una danza popolare di origine Spagnola nata verso la fine del 1700, caratterizzata da un ritmo netto ossessionante, spesso scandito da tamburi o da strumenti a percussione, il tempo è in ¾, e questo ne scandisce la sua origine probabilmente ben più lontana nel tempo come musica popolare della penisola iberica. Ravel con il suo Bolero nel 1928 realizza un capolavoro dove suono, musica, ritmo, in una ripetizione ossessiva per ben 19 volte, coinvolge e stravolge l’ascoltatore e lo spettatore, la coreografia originaria prevedeva una danzatrice su di una pedana, attorno un numero imprecisato di uomini che progressivamente con l’aumentare del ritmo e della strumentazione si fanno avanti per possedere la donna. Maurice Bejart nella sua coreagrafia sostituisce la donna con un uomo, è una danza ritmica, dove la parte inferiore del corpo con la ripetizione ossessiva del passo batte il tempo, e la parte superiore del corpo interpreta la grazia, ne è l’espressione, i danzatori sotto la pedana, uomini e donne, quasi divorano il danzatore al termine di un rito che sembra orgiastico.
BOLEROeuropa a cura di Gianluca Riggi e Valerio Gatto Bonanni parte da queste premesse musicali e visive, Riccardo Cananiello è il giovane danzatore ed interprete, bianco sulla pedana circolare, in un’alternanza di chiaro scuri visivi, interpreta l’Europa, sotto la pedana i migranti che vogliono entrare nell’Europa, vogliono viverla. L’Europa li ammalia prima e li respinge poi, ha necessità di uomini e donne giovani per ringiovanirsi lei stessa, ma poi li teme. Riccardo Cananiello ne è l’interprete accompagnato da un gruppo di giovani migranti che circondano la pedana/isola, il danzatore ne è oppresso, schiacciato, li attira e li respinge, danza e si muove con loro. Infine emerge l’umanità dei “viaggiatori”.
Il corpo conduce l’azione di ogni singolo interprete, la messa in scena lascia che siano i corpi a parlare a raccontarci delle storie. Infine la fusione tra la maschera del Capitano (disegnata e realizzata da Ascanio Celestini) e la coreografia di Bejart è praticamente senza forzature, si rinforzano anzi, e si completano.
Spettacolo adatto dagli 11 ai 99 anni.
Laboratorio BOLEROeuropa_Black Reality
Lo spettacolo può essere accompagnato da un’azione laboratoriale (da definire nei tempi e nei modi) per consentire l’introduzione all’interno della messa in scena di “migranti” appartenenti alle realtà territoriali di ospitalità. Le azioni laboratoriali devono prevedere un lavoro integrato tra italiani e stranieri ospiti nei centri di accoglienza o negli sprar dei territori afferenti. Possono svilupparsi in maniera intensiva o su tempi più lunghi da concordare, l’organizzazione dovrà fornire una struttura di ospitalità per lo svolgimento del lavoro. Dovrà essere previsto un sopralluogo da parte di SemiVolanti e colloqui conoscitivi con gli operatori dell’accoglienza migranti, che dovranno garantire la loro partecipazione dal punto di vista logistico.
- Lo spettacolo BOLEROeuropa può essere utilizzato come Format per dare vita a laboratori integrati tra giovani attori/performer e migranti/richiedenti asilo soggiornanti presso C.A.S. e/o Sprar.
Il lavoro viene di volta in volta concordato con gli enti organizzatori sui territori di appartenenza, si può svolgere un lavoro intensivo di circa 7/10 giorni. - La base del lavoro è costituita dal BOLERO di Maurice Ravel, i partecipanti inseriscono all’interno della partitura la loro esperienza, le loro potenzialità espressive.
Il fine ultimo del lavoro laboratoriale proposto, e dell’azione performativa, o dello spettacolo che ne scaturisce, è quello di entrare in contatto con lo spettatore, raccontare la quotidianità degli eventi, il loro evolversi, con accenti ora drammatici, ora grotteschi e surreali. - E’ un lavoro sul fisico, sulla parola, sull’ascolto, sulla commistione tra culture musicali differenti, è un incontro tra individui di provenienza differente che risiedono e vivono all’interno di una stessa comunità, spesso ignorandosi. E’ un lavoro sulla condivisione della memoria tra differenti gruppi di appartenenza e la comunità locale, l’azione teatrale è necessaria per mettere in discussione discorsi identitari, può riscrivere le relazioni tra gruppi, può combattere l’etnocentrismo, può contribuire alla comprensione di categorie di individui fragili.
- La musica ritmica e ripetitiva del Bolero diviene l’elemento unificatore, per la sua natura strutturale può essere danzata da culture differenti senza intaccarne l’unicità e la grandezza.
L’introduzione dell’elemento “Commedia dell’Arte”, con l’uso della maschera del Capitano, facilita l’approccio con il pubblico di ogni genere ed età e soprattutto facilita l’approccio con i giovani richiedenti asilo, la fisicità estrema, infine, della “Commedia dell’Arte” si fonde perfettamente con la musica di Ravel e la coreografia di Bejart. - Il laboratorio sarà tenuto da Gianluca Riggi, Riccardo Cananiello, Valerio Gatto Bonanni, si richede un numero minimo di 4 partecipanti “migranti” ed un massimo di 15. Per non meno di 3 ore ad incontro.
- Per informazioni contattare direttamente inviando mail a : info@semivolanti.it gianluca.riggi70@gmail.com
RETI SOLIDALI
L’EUROPA CHE ATTRAE GLI UOMINI E LI TRADISCE È ANDATA IN SCENA A ROMA
BoleroEuropa, interpretato da attori migranti e italiani, racconta le speranze, il dolore e le delusioni di chi affronta il viaggio verso l’Europa
Categorie: Pensieri e parole, Sezioni 11-12-2018 Giorgio Marota
“Inshallah” è un’espressione del mondo arabo che significa “Se Dio Vuole”. A volte viene utilizzata per salutarsi, altre volte – e sono le circostanze in cui conta di più – per augurarsi buon viaggio. Perché chi lascia la propria terra ed è costretto a migrare con la speranza di un futuro migliore si affida anche e soprattutto al Padre Eterno.
L’EUROPA TRADITRICE. Per farsi coraggio a vicenda si sono detti “Inshallah” anche gli attori che hanno interpretato BoleroEuropa al Teatro Furio Camillo di Roma: Riccardo Cananiello, Mohamed Kamara, Boutros Popos e Dreken Traore Daouda. Da venerdì 7 a domenica 9 dicembre hanno messo in scena un’Europa che seduce e attrae gli uomini – proprio come facevano le danzatrici del bolero, la danza spagnola del XVIII secolo – e poi li respinge brutalmente mostrando la sua faccia razzista, intollerante e violenta. La danza originaria prevedeva una pedana, attorno alla quale si radunavano gli uomini che, progressivamente e con l’aumentare del ritmo della musica, si facevano avanti per cercare di possedere la danzatrice che vi ballava sopra. I registi Valerio Gatto Bonanni e Gianluca Riggi, ideatori del progetto Black Reality (officina di teatro Sociale), sono partiti proprio da queste premesse musicali e visive per proporre il loro messaggio: la condizione dei migranti (Mohamed, Boutros e Daouda) in un sistema di accoglienza che esclude ed emargina invece di accogliere. L’Europa interpretata da un magistrale Riccardo Cananiello è bella e affascinante all’apparenza, ma diventa traditrice e sadica.
BOLEROEUROPA. Durante lo spettacolo gli uomini cercano di salire sulla pedana, su cui campeggia un cartello con la scritta “Lampedusa”, ma vengono costantemente respinti. Una, due, tre, quattro, cinque volte. Il ballerino ha una maschera della commedia dell’arte e il naso lungo da bugiardo, si muove con leggiadria in un ritmo sensuale e incalzante; danza con i tre stranieri e quasi sembra invitarli a partecipare, ma appena loro si sentono accolti e si avvicinano ecco che arrivano calci, pugni e schiaffi. Non c’è spazio su questa terra. Il ballo diventa così una lotta per la sopravvivenza, finché i migranti, sfiniti e umiliati, cadono a terra, forse morti.
Il monologo finale di Boutros, egiziano copto in Italia dal 2016, è un pugno nello stomaco. L’uomo racconta le drammatiche tappe di un viaggio: la fuga in gran segreto («Non hai tempo neanche di salutare i tuoi genitori»), le sofferenze del deserto, il rischio di essere scoperti e catturati a ogni frontiera, le violenze subite dalle bande criminali («scappi via per la libertà e torni a essere schiavo») e poi il mare aperto… e il rischio di non vedere più una terra. «E se arrivi sano e salvo? Devi pure ringraziare» dice Boutros. Alla fine è Riccardo (l’Europa) ad abbandonarsi a sé stesso, mentre i migranti si rialzano, ritrovano la forza e lo sorreggono. Rispondono alla violenza con l’umanità. Un’immagine simbolica che restituisce all’immigrazione la sua dignità culturale e sociale.